Onorevoli Colleghi! - Il volontariato negli ultimi venti anni ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del nostro Paese; si tratta di un insieme composito di organizzazioni caratterizzate da differenti modelli, strategie e dimensioni operative, e se consideriamo che sono circa 6 milioni i cittadini italiani coinvolti, possiamo ben comprenderne la rilevanza sociale e le potenzialità.
      Infatti le organizzazioni di volontariato si rivelano nel tempo realtà sempre più visibili e affidabili. Ma questo grande sviluppo ha voluto dire anche maggiore complicazione e burocratizzazione nella organizzazione stessa del volontariato, insieme a problemi di ordine economico-finanziario. La legge-quadro 11 agosto 1991, n. 266, ha costituito un buon testo di riferimento ma oggi necessita di essere modificata anche per il continuo evolversi di questa materia.
      Fermo restando che condizione irrinunciabile e fondamentale del volontariato è la «gratuità» delle prestazioni, sarebbe opportuno distinguere innanzitutto fra associazionismo no profit a carattere prettamente solidale, e cioè offerta di servizi che necessitano inevitabilmente di mezzi e di personale dipendente e, quindi, di un impegno economico cospicuo, e volontariato a carattere prettamente sussidiario, e cioè dono gratuito di sé e del proprio tempo che necessita certo di risorse economiche minori, ma essenziali per concretizzare progetti come un'adeguata preparazione e formazione dei volontari nonché un adeguato e unico punto di riferimento che avvii ogni forma di comunicazione.

 

Pag. 2


      Cresce, inoltre, l'esigenza di un maggiore controllo sulle attività svolte da associazioni no profit di grandi dimensioni allo scopo di evitare anche casi di «lavoro nero» celato dietro la voce di «volontariato retribuito».
      Ricordiamo che nel corso del 2005, nell'ambito del decreto-legge n. 35 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 80 del 2005, cosiddetto «decreto sulla competitività», è stata approvata la normativa proposta, tra gli altri, dai parlamentari Jannone e Benvenuto, che prevede la deducibilità dei contributi donati dai cittadini alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) e quindi a buona parte delle organizzazioni di volontariato.
      Ciò non basta, perché si dovrebbe avviare una politica di defiscalizzazione delle donazioni per i privati e per gli enti.
      Inoltre, un'appropriata collaborazione tra istituzioni pubbliche e volontariato eviterebbe comportamenti discrezionali locali, attraverso, ad esempio, la predisposizione di un modello di convenzione che comprenda doveri, diritti e aspetti assicurativi e la richiesta di periodiche relazioni riassuntive dell'attività svolta dalle parti che hanno acceso la convenzione, che dovranno essere valutate dall'Osservatorio nazionale sul volontariato.
      Va altresì evidenziata, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la necessità che Stato, regioni, province e comuni privilegino i progetti presentati da organizzazioni che abbiano per scopo la realizzazione di fini di interesse generale rispetto ai progetti delle istituzioni pubbliche. Infatti lo Stato non è più il solo soggetto che può indicare e stabilire quali siano i fini generali da perseguire, ma questa capacità va riconosciuta anche alla persona, alle organizzazioni di più persone e alle famiglie. Soprattutto le famiglie sono i soggetti che devono indicare quali progetti la società e le istituzioni devono promuovere per un valido aiuto.
      Un testo normativo innovativo deve quindi prevedere una necessaria e fattiva collaborazione istituzionale tra associazionismo no profit, Stato e regioni, non solo a livello normativo, ma anche amministrativo per la gestione dei servizi alla persona da affidare ad una autorità per i servizi alla famiglia.
      L'evoluzione normativa, il lungo processo di privatizzazione dei servizi pubblici e, in particolare, la legge quadro sui servizi assistenziali (legge n. 328 del 2000), attraverso i consultori familiari, già consentono la partecipazione di organizzazioni alla determinazione dei servizi necessari alla famiglia, ma è necessario anche l'apporto di dati esperienziali vissuti da milioni di famiglie che possono donare le proprie esperienze di vita alla comunità generale.
 

Pag. 3